L’IMPRESSIONE – Gazzetta di Foligno n. 4 del 31.1.2016
FAMILIARITA’
Tiene banco, a livello nazionale, il dibattito sulla “famiglia”, in relazione ai progetti legislativi in materia. Il Pontefice non ha mancato di far sentire la sua voce proclamando il primato della “famiglia voluta da Dio”. Un modello di “famiglia” che fa pensare a quella originaria, narrata nel libro della Genesi, formata da Adamo ed Eva, che, fuori dal giardino di Eden, ebbe pieno compimento generando Caino, Abele, Set e poi un numero imprecisato di figli e figlie. “Padre nostro che sei nei cieli”, preghiamo tutti durante la Messa, riconoscendo implicitamente, in quanto “figli di Dio” nel Battesimo, di far parte di una famiglia universale come tutti “fratelli in Cristo”. Ugualmente “fratelli” vengono chiamati gli appartenenti ad un ordine monastico, altrimenti detti “frati”, così come le “sorelle”, altrimenti dette “suore”, che sono anche dette “spose di Cristo”, ed entrambi possono essere chiamati “padri”o “madri” (vedi Padre Pio o Madre Teresa) senza per questo essere tali in senso comune e letterale. Insomma, a livello religioso vengono comunemente usate delle formule proprie della famiglia senza che vi sia una vera famiglia “naturale”, formule che nessuno si sogna di contestare perché fanno parte della tradizione. Come pure, diversamente dalla tradizione, in una località del circondario, la coabitazione di “suore” e “frati” in piani diversi dello stesso edificio, invece che in monasteri rigidamente separati, fa sorridere e dimostra che i tempi cambiano e le forme si evolvono. Forse lo scontro etico sarebbe evitabile se, a monte, non ci fosse una questione linguistica irrisolta per cui, se le stesse parole possono essere usate con modi diversi, questo deve valere per chiunque. Più che la morale, ci vorrebbe l’Accademia della Crusca.