L’IMPRESSIONE – Gazzetta di Foligno n. 33 del 30.9.2012
CHI SE NE FREGIA
Molte lapidi esposte sulle facciate cittadine testimoniano che in ciascuno di quei palazzi ebbe dimora un personaggio illustre. Traggo la rassegna a tavolino da una delle numerose pubblicazioni di Nazzareno Proietti, per lungo tempo collaboratore della Gazzetta, “La toponomastica folignate”, del 1988. La casa natale di Giuseppe Piermarini, in via Pignattara; la dimora di Niccolò Alunno, di Colomba Antonietti e di Antonio Rutili Gentili, nelle omonime vie; la casa natale di Michele Faloci Pulignani e di Feliciano Scarpellini, in via Mazzini; quella di Francesco Innamorati, in via del Giardino; ove Federico Frezzi scrisse la sua opera principale, in piazza San Domenico; la casa ove morì Gentile da Foligno, in via Garibaldi. A proposito di Garibaldi, non poteva mancare la lapide che ricorda il suo passaggio a Foligno nel 1848, in corso Cavour. Unica presenza di rilievo nella storia recente scolpita nella pietra, in via dei Franceschi, è quella dell’ufficio del “vicecommissario delegato per i beni culturali dell’Umbria danneggiati dalla crisi sismica iniziata il 26 settembre 1997”, giusto quindici anni fa. Una presenza talmente illustre e memorabile che di questo insigne burocrate non si fa nemmeno il nome. Forse perché un monumento ad un vivente è imbarazzante. La politica ha i suoi obblighi. Un anonimato inconsolabile: non a caso, ogni volta che passo davanti questa lapide, sento una voce di dentro che sorge spontanea dicendo: e chi se ne fregia?